Recensione cinematografica (n°2)

Buonasera a tutti! Ecco qui la recensione cinematografica n° 2, ho pensato che in visione del weekend potesse farvi piacere!

Le parole che non ti ho detto di Luis Mandoki

E niente… l’altra sera lo ridavano in tv e così ho ceduto e l’ho rivisto per la venticinquesima volta.

Le parole che non ti ho detto è un film magico. Mi sembra di essere lì con i protagonisti mentre si conoscono, mentre si innamorano, mentre superano le avversità che la vita pone loro.

Semplicemente poetico e raffinato, con una sceneggiatura e una fotografia che sorprendono per la loro profondità. Un film delicato affacciato sullo scintillio del riverbero del mare.

Una lettera in una bottiglia buttata in mare da un uomo addolorato, che arriva nelle mani di quella donna che sarà per lui un secondo dono dalla vita, una seconda possibilità di essere felice. Adoro Robin Wright (allora ancora Penn… poverina!), adoro Kevin Kostner e ancora di più adoro Paul Newman, che infatti è protagonista di tanti miei quadri.

Quello che i personaggi provano, si sente sotto la pelle. La tristezza, la malinconia, l’amore e la gioia che inaspettatamente ritorna… tutto è estremamente percepibile. Pochi film mi fanno sentire così, come se fossi un tutt’uno con la storia. E così mi ritrovo anche io su quella barca a vela, anche io riesco a sentire il vento sul viso e i morbidi raggi del sole al tramonto.

Uno dei temi affrontati in questo film è la difficoltà a lasciarsi andare dopo aver vissuto un grande dolore, il desiderio di vivere ancora, di poter credere ancora. La tenerezza che provo nel vederlo è immensa.

Ma poi Robin e Kevin non farebbero davvero una gran bella coppia?

Punto d’impatto di Matthew Chapman

Questa pellicola rappresenta uno dei concetti che io ho sempre sostenuto. A cosa serve non mangiare carne il venerdì se poi ti comporti male, fai del male e sei volutamente cattivo? La mia è una metafora ma se vedrete il film capirete cosa intendo. Il film è un thriller psicologico ma anche filosofico che inizia soft ma che diventa ben presto estremamente adrenalinico.

Lo ho adorato e ho trovato la storia molto coinvolgente. La sceneggiatura è magistrale e ben calibrata. Il film mette in luce il bigottismo e la falsa moralità con la completa assenza di apertura mentale da parte del mondo cattolico e affronta fanatismi e pregiudizi spingendo lo spettatore a porsi una serie di profondi quesiti.

Inoltre viene affrontato anche un altro importante tema, quello dell’amore egoista.

L’amore egoista è quello che ti fa fare del bene solo ed esclusivamente se hai un ritorno, se sei corrisposto ma che diventa egoistico e malvagio nel momento in cui la persona amata decide di prendere un’altra strada e sceglie magari pure un’altra persona. Questa pellicola è avvincente sin dall’inizio con dialoghi che spingono alla riflessione, come del resto tutti i film del Sundance Film Festival di cui ha fatto parte nel 2011.

Mio piccolo consiglio su cui ho riflettuto sempre a lungo nella vita e che il film mi conferma, diffidate sempre da chi sostiene di essere buono, da chi lo dice a se stesso e agli altri. Chi è buono d’animo non ha bisogno di dirlo ai quattro venti, perché semplicemente lo è. 

     The Square di Ruben Östlund

Un film che è paragonabile al messaggio che trasmette. Come l’opera d’arte, che per aver attenzione, richiede di un messaggio forte, anche la pellicola pone dubbi, messaggi ambivalenti e a volte non politicamente corretti. Fa in modo che nascano quesiti interiori interessanti e senza dubbio originali.

La domanda che mi sono posta vedendolo è stata: ‘’ Ma io da che parte sto?’’

Propone una visione della società veramente negativa ma che combacia con la realtà. È una società egoista, senza scrupoli in cui ognuno guarda solo se stesso… inutile negarlo.

Se chiedi aiuto ti senti solo perché a nessuno là fuori importa di te. Tutti sono pronti a fregarci? La fiducia nel prossimo è ormai cosa rara? Beh, io francamente all’entrata della mostra quando viene posta la domanda ‘’ Hai fiducia negli altri?’’ sarei andata a sinistra.

Il concetto dell’opera d’arte The Square avrebbe potuto tranquillamente chiamarsi The Agorà. Un posto dove tutti vengono rispettati, dove a tutti importa del singolo individuo. Molto utopistico, almeno per quello che concerne il nostro tempo.

Questo film spiazza come il video creato dai due pubblicitari per sponsorizzare la mostra, un messaggio interessante che comunica la non certezza nemmeno nel posto più sicuro. Ma vogliamo biasimarli veramente questi due pubblicitari per aver creato un video così forte? Dopotutto non è semplicemente la realtà dei fatti? Siamo in balia della crudeltà della società in ogni istante. Mi dispiace ma è così. L’arte contemporanea che viene proposta nella pellicola è estremamente provocatoria come l’installazione dei coni di ghiaia dentro a una stanza buia dove primeggia una scritta neon ‘’ You have nothing’’. E come pure l’installazione di sedie che crollano e fanno rumore disturbando sempre nei momenti più inopportuni quando uno dei personaggi cerca di dire qualcosa che gli sta a cuore.

Mi è inoltre piaciuto molto il tema del saper chiedere scusa. Saper chiedere scusa è un dono e quando si sbaglia bisognerebbe sempre saperlo fare.

Un film dogmatico in tutto e per tutto e che afferma come è giusto che sia che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Il regista mi piace molto, avevo già visto tempo fa Forza maggiore e trovo in entrambi i film questo tema ricorrente, anche se con situazioni completamente diverse.

The Square mi è piaciuto moltissimo, Östlund propone un punto di vista diverso e che fa discutere come solo un vero genio sa fare.

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Le parole che non ti ho detto di Luis Mandoki

Punto d’impatto di Matthew Chapman

The Square di Ruben Östlund

 

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